Una percentuale rilevante: secondo l’Osservatorio svizzero della salute Obsan (Obsan 01/2021), più del 40 per cento degli infermieri diplomati e dei professionisti del livello secondario II abbandona la professione durante la vita lavorativa.
Tra gli «abbandoni della professione» si annoverano le persone con una formazione nel settore sanitario che, in via temporanea o definitiva, non esercitano più un’attività professionale (uscita dalla vita attiva), quelle che non esercitano più questa professione (cambiamento di professione) e quelle che non esercitano più la loro professione nel settore sanitario (cambiamento di settore).
Per prolungare la permanenza nella professione infermieristica, in collaborazione con le associazioni professionali, gli istituti di formazione e gli attori dell’amministrazione pubblica sono state definite diverse misure nell’ambito dell’attuazione delle due tappe dell’iniziativa sulle cure infermieristiche (art. 117b Cost.). La seconda consiste nell’adozione di una serie di misure volte a migliorare le condizioni di lavoro nel settore infermieristico. Tra queste rientrano per esempio requisiti più severi per quanto riguarda i piani di servizio, una composizione migliore dei team di infermieri in ospedale, nelle case di cura e nell’ambito delle organizzazioni Spitex o l’obbligo per le parti sociali di negoziare contratti collettivi di lavoro (CCL). Il miglioramento delle condizioni di lavoro dovrebbe ridurre del 40% il tasso di abbandono della professione, attualmente molto elevato. Inoltre si tratta di garantire che il personale appena qualificato continui a svolgere la professione e che le risorse destinate all'offensiva formativa abbiano un effetto duraturo.